giovedì 8 ottobre 2009

Perdonatemi

Cari amici sto dando il "meglio" di me stesso (?) su Facebook , chi mi ama mi segua
Comunicazione veloce , senza anonimi e a volte più gratificante ....

giovedì 1 ottobre 2009

A proposito di primarie

Il racconto
E Bobo si infuriò: «Annulliamo le primarie»

L’eroe di Staino dialoga sul Pd con il compagno Molotov. Tra regole astruse e rischi di esplosione
Scena: una casa del popolo nella provincia di Firenze. Bobo e Molotov seduti ad un tavolino. Due caffè già be­vuti.

Bobo (esterrefatto) : Come non ser­ve a niente?! Abbiamo raccolto quasi i due terzi dei voti in tutta Italia e mi di­ci che non servono a niente?

Molotov (sarcastico) : Ti dico che non servono a niente! Le «primarie» potrebbero spazzare via tutto...


Bobo: Spazzare una se...ppia! Ora c’è il Congresso e al Congresso abbia­mo la maggioranza!

Molotov: Lo vuoi capire che il Con­gresso non conta nulla? Te lo sei letto lo Statuto? Il Congresso Nazionale ratifica solo i risultati dei congressi dei circoli e indìce le primarie, con candidati tutti coloro che hanno superato il 5% dei voti. Cioè tutti e tre: Bersani, Franceschi­ni e Marino.

Bobo: Ma sei diventato veramente scemo, Molotov? Ti pare che ci mettia­mo a fare un Congresso per una stupi­daggine come questa, per ratificare dei voti? Per fare questo bastano i pro­biviri. Anzi, basta un qualsiasi notaio. Al Congresso si discute, ci si chiarisco­no le idee e alla fine si vota il Segreta­rio che, visto il numero dei delegati, sarà senz’altro Bersani.

Molotov: Questo succedeva una vol­ta, quando eravamo un partito norma­le, ora lo eleggiamo con le primarie aperte a tutti.

Bobo: Le primarie?! Ma quelle non servivano a scegliere il candidato capo del governo?

Molotov: Il candidato capo del go­verno, che coincide con il segretario del Partito.

Bobo (urla) : Ma è una stronzata gi­gantesca!!! Che abbiamo votato a fare, allora? Abbiamo perso tempo e basta! Sono sicuro che ti sbagli.. (si volta ver­so il bancone del bar e chiama un clien­te che sta bevendo un amaro) ... Berto!

Berto si avvicina con il bicchiere in mano Bobo: Berto, tu che eri della Marghe­rita e ora sei per Franceschini, da catto­lico sincero, dimmi: chi hanno scelto gli iscritti come segretario del Pd?

Berto: Nessuno, che io sappia. Mica ci sono state ancora le primarie!

Bobo: Ma... gli iscritti hanno vota­to... Cosa hanno votato?

Berto: Hanno espresso una simpa­tia maggioritaria nei confronti di Ber­sani. Tutto qui. Ora aspettiamo con se­renità il voto dei tanti non iscritti e, ve­dremo, se alla fine sarà sempre mag­gioranza Bersani.

Bobo (rivolto a Molotov): Questo vuol dire che se vengono a votare i suoi amici della parrocchietta, potrem­mo avere come segretario Franceschi­ni?

Berto: O anche Marino, se la cosa ti fa più piacere. Dipende dalla volontà dei non iscritti.

Bobo: Ma è proprio così, Molotov?

Molotov: Sono mesi che cerco di far­telo capire. Questo Statuto è totalmen­te demenziale! Solo un’associazione di imbecilli può accettare di farsi sceglie­re il proprio segretario da una moltitu­dine che non è iscritta all’associazio­ne!

Berto: Ma non preoccupatevi trop­po amici, al momento delle primarie il Signore saprà illuminare anche i non iscritti...Tranquilli, Marino non passe­rà.

Bobo: E Franceschini?

Berto: Non mettiamo limiti alla provvidenza! (si allontana scolandosi l’amaro) Bobo (sottovoce a Molotov): Visto? Si sente già la vittoria in tasca. Ma chi l’ha fatto questo Statuto, la Binetti?

Molotov: No, Veltroni.

Bobo: Ma Veltroni si è dimesso, quindi non vale più!

Molotov: No, no...vale, vale! Come Van Straten nel cda della Rai: l’ha no­minato cinque minuti prima di dimet­tersi, ma vale. Il problema vero è che questo Statuto, in pratica, è stato accet­tato da tutti...

Bobo: E lo si saprà in giro? Ci faccia­mo una figura da scemi totali, no?

(Cinque minuti di silenzio) Bobo: Ma se al Congresso facessimo un colpo di mano, cioè... consideria­mo il Congresso per quello che dovreb­be essere, il supremo organismo deci­sionale del Partito, e annulliamo le pri­marie...

Molotov: Andremmo alla spaccatu­ra del Partito. Chi li terrebbe fermi i franceschiniani?

Bobo: Non possiamo fare altro che accettare le primarie?... E se alle prima­rie, contro la volontà degli iscritti, vin­ce davvero Franceschini?

Molotov: Non mi ci fare pensare. Chi terrebbe fermi i bersaniani?

(Altri cinque minuti di silenzio) Bobo: Insomma, per l’unità dal Parti­to sarebbe meglio che alle primarie vincesse Marino...(Cala la tela)


Sergio Staino01 ottobre 2009© RIPRODUZIONE RISERVATA

mercoledì 2 settembre 2009

Articolo secco asciutto coinciso come piacciono a me

IL COMMENTO Da Repubblica
La strategia della menzogna
di EZIO MAURO

POICHE' la sua struttura privata di disinformazione è momentaneamente impegnata ad uccidere mediaticamente il direttore di "Avvenire", colpevole di avergli rivolto qualche critica in pubblico (lanciando così un doppio avvertimento alla Chiesa perché si allinei e ai direttori dei giornali perché righino dritto, tenendosi alla larga da certe questioni e dai guai che possono derivarne) il Presidente del Consiglio si è occupato personalmente ieri di "Repubblica": e lo ha fatto durante il vertice europeo di Danzica per ricordare l'inizio della Seconda guerra mondiale, dimostrando che l'ossessione per il nostro giornale e le sue inchieste lo insegue dovunque vada, anche all'estero, e lo sovrasta persino durante gli impegni internazionali di governo, rivelando un'ansia che sta diventando angoscia. L'opinione pubblica europea (ben più di quella italiana, che vive immersa nella realtà artefatta di una televisione al guinzaglio, dove si nascondono le notizie) conosce l'ultima mossa del Cavaliere, cioè la decisione di portare in tribunale le dieci domande che "Repubblica" gli rivolge da mesi. Presentata come attacco, e attacco finale, questa mossa è in realtà un tentativo disperato di difesa. Non potendo rispondere a queste domande, se non con menzogne patenti, il Capo del governo chiede ai giudici di cancellarle, fermando il lavoro d'inchiesta che le ha prodotte. È il primo caso al mondo di un leader che ha paura delle domande, al punto da denunciarle in tribunale. Poiché l'eco internazionale di questo attacco alla funzione della stampa in democrazia lo ha frastornato, aggiungendo ad una battaglia di verità contro le menzogne del potere una battaglia di libertà, per il diritto dei giornali ad indagare e il diritto dei cittadini a conoscere, ieri il Premier ha provato a cambiare gioco. Lui sarebbe pronto a rispondere anche subito se le domande non fossero "insolenti, offensive e diffamanti" e fossero poste in altro modo e soprattutto da un altro giornale. Perché "Repubblica" è "un super partito politico di un editore svizzero e con un direttore dichiaratamente evasore fiscale".
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Anche se bisognerebbe avere rispetto per la disperazione del Primo Ministro, l'insolenza, la falsità e la faccia tosta di quest'uomo meritano una risposta. Partiamo da Carlo De Benedetti, l'editore di "Repubblica": ha la cittadinanza svizzera, chiesta come ha spiegato per riconoscenza ad un Paese che ha ospitato lui e la sua famiglia durante le leggi razziali, ma non ha mai dismesso la cittadinanza italiana, cioè ha entrambi i passaporti, come gli consentono la legge e le convenzioni tra gli Stati. Soprattutto ha sempre mantenuto la residenza fiscale in Italia, dove paga le tasse. A questo punto e in questo quadro, cosa vuol dire "editore svizzero"? È un'allusione oscura? C'è qualcosa che non va? Si è meno editori se oltre a quello italiano si ha anche un passaporto svizzero? O è addirittura un insulto? Il Capo del governo può spiegare meglio, agli italiani, agli elvetici e già che ci siamo anche ai cittadini di Danzica che lo hanno ascoltato ieri? E veniamo a me. Ho già spiegato pubblicamente, e i giornali lo hanno riportato, che non ho evaso in alcun modo le tasse nell'acquisto della mia casa che i giornali della destra tengono nel mirino: non solo non c'è stata evasione fiscale, ma ho pagato più di quanto la legge mi avrebbe permesso di pagare. Ho versato infatti all'erario tasse in più su 524 milioni di vecchie lire, e questo perché non mi sono avvalso di una norma (l'articolo 52 del D. P. R. 26 aprile 1986 numero 131, sull'imposta di registro) che, ai termini di legge, mi consentiva nel 2000 di realizzare un forte risparmio fiscale. Capisco che il Premier non conosca le leggi, salvo quelle deformate a sua difesa o a suo privato e personale beneficio. Ma dovrebbe stare più attento nel pretendere che tutti siano come lui: un Capo del governo che ha praticato pubblicamente l'elogio dell'evasione fiscale, e poi si è premurato di darne plasticamente l'esempio più autorevole, con i quasi mille miliardi di lire in fondi neri transitati sul "Group B very discreet della Fininvest", sottratti naturalmente al fisco con danno per chi paga le tasse regolarmente, con i 21 miliardi a Bettino Craxi per l'approvazione della legge Mammì, con i 91 miliardi trasformati in Cct e destinati a non si sa chi, con le risorse utilizzate poi da Cesare Previti per corrompere i giudici di Roma e conquistare fraudolentemente il controllo della Mondadori. Si potrebbe andare avanti, ma da questi primi esempi il quadro emerge chiaro. Il Presidente del Consiglio ha detto dunque ancora una volta il falso, e come al solito ha infilato altre bugie annunciando che chi lo attacca perde copie (si rassicuri, "Repubblica" guadagna lettori) e ricostruendo a suo comodo l'estate delle minorenni e delle escort, negando infine di essere malato, come ha rivelato a maggio la moglie. Siamo felici per lui se si sente in forze ("Superman mi fa ridere"). Ma vorremmo chiedergli in conclusione, almeno per oggi: se è così forte, così sicuro, così robusto politicamente, perché non provare a dire almeno per una volta la verità agli italiani, da uno qualunque dei sei canali televisivi che controlla, se possibile con qualche vera domanda e qualche vero giornalista davanti? Perché far colpire con allusioni sessuali a nove colonne privati cittadini inermi come il direttore di "Avvenire", soltanto perché lo ha criticato? Perché lasciare il dubbio che siano pezzi oscuri di apparati di sicurezza che hanno fabbricato quella velina spacciata falsamente dai suoi giornali per documento paragiudiziario? Se Dino Boffo salverà la pelle, dopo questo killeraggio, ciò accadrà perché la Chiesa si è sentita offesa dall'attacco contro di lui, e si è mossa da potenza a potenza. Ma la prossima preda, la prossima vittima (un magistrato che indaga, una testimone che parla, un giornalista che scrive, e fa domande) non avendo uno Stato straniero alle spalle, da chi sarà difeso? L'uomo politico passato alla storia come il più feroce nemico della stampa, Richard Nixon, non ha usato per difendersi un decimo dei mezzi che Berlusconi impiega contro i giornali considerati "nemici". Se vogliamo cercare un paragone, dobbiamo piuttosto ricorrere a Vladimir Putin, di cui non a caso il Premier è il più grande amico.

domenica 19 luglio 2009

Censura

Cominciamo bene... ieri mi collego sul sito "ufficiale" del PD Vico per leggere della nomina del nuovo coordinatore e mi accorgo che dopo circa 20 gg dalla pubblicazione , hanno cancellato la lettera ufficiale di dimissioni dell'Avv Morelli ed un documento , peraltro anonimo e censurato in parte, di 10 membri del coordinamento. (naturalmente sono scomparsi anche i commenti).
Mi hanno riferito che sono scomparsi anche tutti i documenti delle passate coordinature...
Che dire .... solo vergogna, vergogna vergogna!!!!!!
Un partito che è diventato solo un giocattolo anzi un gioco di ruolo sempre con gli stessi protagonisti. Chiedete il tesseramento non parlando di programmi ed iniziative ma soltanto per ingrossare le fila di un esercito impegnato in una guerra surreale, assurda e senza senso dove il vincitore vincerà il nulla.
Un consiglio: togliete il sito , fate le riunioni private nelle case e non parlate di ideali di sinistra , di libertà , di condivisione perchè non sapete neanche dove stanno!!!!!!!
Sembra di stare in Iran , in Cina dove si nasconde la verità e le vicende politiche vengono sistematicamente filtrate , censurate o "ripulite".
Se mi venite a dire che sono vicende "interne " del partito perchè sono state un mese on line? a quando le vicende "esterne" del partito , dopo il congresso di ottobre? sono tre anni che vi parlate addosso .!!!!!

Aggiornamento del 26 Luglio :
Sempre sul sito del quasiforsePDVicoequense c'è la presentazione dei candidati a segretario per il congresso di ottobre l'ordine è
Bersani
Franceschini
e basta....
E Marino? dov'è Marino? perchè non c'è Marino? non Vi piace Marino?
BASTA!!!!!! Vergognatevi di nuovo ,stotate sto sito!!!!!!
p.s. Io , al momento, non sono per nessuno dei tre certamente non voterò per i signori delle tessere e non appoggerò mai chi sostiene un partito con i Cozzolino e i Bassolino
Aggiornamento del 28 Luglio
Vedo un manifesto del PD per strada e mi fa piacere , c'è anche sul sito Vicoonline ma non sul sito PD.... stotate sto sito!!!!! basta se no dite che mi accanisco :-) :-) :-)

lunedì 13 luglio 2009

Lunedì 13 luglio ore 22,15





Questo è il simbolo del ns salottino, fontana chiusa senz'acqua da circa 10 giorni e "turisti " stravaccati dentro. Vigili neanche l'ombra.... Iamm nun facimm figur e merd...

venerdì 3 luglio 2009

Si è dimesso il coordinatore del PD di Vico

Per il prossimo sono aperte le selezioni.... estive
Anche io mi dimisi il 30 giugno 2008
La campagna per la prossima candidatura è già stata avviata ed è stato scelto anche il manifesto :



mercoledì 24 giugno 2009

Bella figura e merd


Leggete l'articolo e sopratutto guardate le foto pubblicate dal Corriere del Mezzogiorno ( Appendice napoletana contenuta nel Corriere della Sera)

lunedì 22 giugno 2009

Quando?


Ho abbandonato la politica "attiva" in quanto incapace... ma da cittadino mi chiedo: ma a Piazza Kennedy che succede? E' stata fatta la gara? Quando la completano? A qualche partito interessa questa problematica? Bo.... tutto tace...

mercoledì 17 giugno 2009

Bisognerebbe ricordare alla gente cos'è la bellezza...

le parole recitate dall'attore sono quelle che esattamente penso quando vado a Faito, mi affaccio dalla viletta o quando cammino per ore per i casali di Vico...
Non ci vuole niente a distruggere la bellezza...


Solo l'arte puo salvarci...

Struggente, introspettivo e poetico , stacchi e variazioni, armonicamente e ritmicamente complesso ,composto nel 1969....
Il video non è loro in quanto non esiste un video ufficiale.

martedì 9 giugno 2009

Provinciali 2009

Destra spaccata Sinistra Sfranntommata nessun candidato del collegio Vico Gragnano Agerola Pimonte andrà alla provincia.
Complimenti a tutti vivissimi

Per quanto riguarda la politica nazionale pubblico quest articolo di Rossana Rossanda
Le sberle del voto

Assieme all'astensione, che ha punito tutti i cantori dell'Europa quale che sia, le elezioni del 7 giugno hanno somministrato in Italia diverse sberle severe. La prima è quella dei due rissosi spezzoni di Rifondazione, nessuno dei quali ha raggiunto il 4 per cento, disperdendo oltre il 6 per cento dei voti espressi. Non ci riprovino, perché non beccherebbero più neanche quelli. La seconda è quella del Pd, il quale ha incassato lo schiaffone infertogli dallo sceriffo dell'Italia dei valori e col suo pasticciato programma ha subìto lo stesso colpo degli altri socialismi europei, privi di qualsiasi idea in proprio. La terza sberla l'ha presa Berlusconi, il cui sogno di oltrepassare il 40% per governare da solo con il sostegno della Lega si è dimostrato irrealizzabile. Il Pdl non ha superato il 35% e la Lega non è la costola di nessuno, è l'espressione nazionale di una destra europea particolarmente brutta, che mette radici da tutte le parti e condiziona il Pdl invece che farsi condizionare. Quanto ai cattolici o ex Dc, ormai seguiranno Casini, ci si può scommettere. Per ultimo, è certo che gli uomini di Fini non si sono dati troppo da fare per il Cavaliere: se lavorano, lavorano per il loro capo che si sta volonterosamente fabbricando un'immagine di destra presentabile, cosa che a Berlusconi e Bossi è impossibile.
Né il Pdl né il Pd né la sinistra radicale sono riusciti a motivare l'elettorato, anche se l'astensione deve aver giocato piuttosto a sinistra, sempre nell'idea dura a morire che le sinistre rifletteranno sicuramente su chi gli ha rifiutato per sdegno il voto. L'astensione non le ha mai corrette. Ancora più derisorio appare che alcuni dei loro esponenti, già sicuri contro qualsiasi verosimiglianza storica, della vocazione bipartitica degli italiani - che dal 7 giugno è, per i politicisti, la vittima principale - dichiarino che i risultati sono abbastanza buoni. Fa impressione sentire dal Pd che esso «sta tenendo bene il campo». Il Pd deve riconoscere al più presto che la miscela di cui è fatto è indigeribile per chiunque vorrebbe un riformismo dotato di qualche senso. Non si può andare con l'Opus Dei e negare i diritti civili a un elettorato laico e anche cattolico adulto. Non si può, con la scusa di non demonizzare Berlusconi, infliggere a un elettorato semplicemente democratico le leggi fatte ad personam, le insolenze alla magistratura, le porcherie fiscali e quelle personali del cavaliere. Voglio ammettere che un terzo degli italiani s'è abituato ad ammirare l'improntitudine e l'impunità, ma per gli altri due terzi è difficile ingoiarle. Infine, la mancanza nel Pd di qualunque sensibilità sociale, sia pur moderata, la voglia non nascosta di mettersi al seguito di Emma Marcegaglia, e nello stesso tempo la mancanza di qualsiasi altra credibile sinistra sociale - credibile nel senso di dare ai lavoratori dipendenti più importanza che alle proprie velleità di protagonismo - ha probabilmente regalato all'astensione o al protezionismo di Tremonti una parte dei voti di quegli operai, i quali hanno poche scelte davanti al perdere il lavoro e con esso la sussistenza. Leggere oggi che Massimo D'Alema ha raccolto i suoi non per proporre una correzione di linea ma per confermare la sua promessa di fare segretario del partito Bersani, liberalizzatore dei taxi, fa cadere le braccia.
Per ultimo, due parole sulla scomparsa della sinistra radicale, quella che ha disperso fra gli altri anche il mio voto. Sbaglia Asor Rosa dicendo al Corriere che nessuno ha tentato di evitarle la sbandata che ha preso. Molti di noi hanno tentato e senza volere per noi proprio nulla. Solo per timore che accadesse quel che era molto probabile e che infatti è accaduto. E non proponevamo partiti pasticciati, solo di dare una certa rappresentanza a una lista unitaria, quindi anche di sensibilità parzialmente diverse, ma di sicura onestà, fedeltà di sinistra e competenza. Non hanno voluto. Anzi, mi si corregga se sbaglio, in particolare Ferrero e Diliberto non hanno voluto. Non è che con ciò abbiano salvato il comunismo. A Pd, Rifondazione e Sinistra e Libertà suggeriamo di mandare i loro dirigenti in congedo al più presto. E se in mezzo a loro ci sono - e sappiamo che ci sono - persone serie e ragionevoli, chiediamo che riflettano al più presto su come leggere senza troppi svarioni i problemi che il 2009 sbandiera alle sinistre. È vero che ce ne sono almeno due, ma tutte e due hanno a che fare con i disastri prodotti dal capitalismo, più o meno selvaggio, o dalle illibertà politiche e civili. Tutto è scritto, basta saper leggere.

lunedì 8 giugno 2009

C'eravamo tanto amati Ettore Scola 1975

Un grazie a Nando di Benedetto per lo spunto di riflessione



Sono passati 34 anni ed l'italia è piena di Prof. Caprigno...

lunedì 25 maggio 2009

Leva e metti Vecchio e Nuovo







Sono stato domenica alla Marina Di Vico , non entro nel merito ma le foto sì.... bisognava togliere per dare luce e visibilità ed è stato tolto , poi hanno tolto altre cose che sono state rimesse. Insomma Leva Metti Togli Togli e non rimetti , rimetti ma non togli....

venerdì 15 maggio 2009

Cambiare tutto per cambiare nulla


Ci ho impiegato un po di tempo per il fotomontaggio, la fontana coi delfini è sempre lì, gente che guarda e che è lì ce ne sarà per millenni ... tutto cambia per rimanere uguale...
Guardate la macchia d'acqua dell'epoca ( nella fontana si abbeveravano i cavalli per proseguire il viaggio verso Sorrento o i Casali) e quella d'asfalto odierna ... disegnano una linea straordinariamente simile....
Aggiunta del 19 maggio: in questo periodo la piazza è più affolata del solito.... i 4 bar d'angolo , quasi come cantoni svizzeri, brulicano di capanelli "politici" e sembrano che parlino di politica ma non è così ...ogni cantone gaurda l'altro e cerca di leggere la gestualità ...adirittura le labbra dell'avversario, e con grande esercizio menmonico fanno screening mentale di chi parla con chi...
Per l'economia del paese queste elezioni sono profique , caffè e aperitivi a go go , negozi sfitti ( le attività commerciali vicane per la maggior parte hanno la vita media di una crisalide) che vengono affittati per comitati elettorali per lo più spesso deserti ma servono a trasmettere al popolo il messaggio " io stong cà e nun sbaglià", balconi che al posto delle lenzuola hanno "spaso" striscioni enormi, tonnellate di carta sottoforma di manifesti affissi selvaggiamente alle 11 di sera e puntualmente strappati alle 11 e 5 , e a tal proposito vorrei sapere se i poveri operatori ecologici fanno la differenziata con queste tonnellate di stronzate e se l'ufficio affissioni multi severamente il candidato che con la sua bella faccia ( frutto di 1oo pose fatte in studi semiprofessionali) imbratta una chiesa del seicento o una antica facciata appena restaurata . Altra fonte di reddito sono le tante cene ristrette nei tanti locali della zona o se i canditati hanno forti sconti grazie al loro stato di candidati.
Questi compaesani poi sono da ammirare in quanto con il caldo attuale sono sempre lì miezz a funtan alle 7 di mattina , alle due di pomeriggio alle due di notte stoici come i 300 Spartani alle porte di Termopili....
Vorrei chiedere poi a questi candidati se conoscono il loro programma politico e sopratutto quello del partito a cui appartengono....
Una nota piacevole è quella delle decine di strette di mano e sorrisi che ricevo e riceverò fino alla mezzanotte della data fatidica delle elezioni, peccato che le prossime strette di mano arriveranno poi dopo un paio d'anni...

giovedì 14 maggio 2009

SE VOI FOSTE PERSONE NORMALI di Moni Ovadia



Se foste un rom, quella di Salvini non vi apparirebbe come la
sortita delirante di un imbecille da ridicolizzare.

Se foste un musulmano, o un africano, o comunque un uomo dalla pelle scura, il pacchetto sicurezza non lo prendereste solo come l'ennesima sortita di un governo populista e conservatore, eccessiva ma tutto sommato veniale.

Se foste un lavoratore che guadagna il pane per sé e per i
suoi figli su un'impalcatura, l'annacquamento delle leggi sulla
sicurezza nei luoghi di lavoro non lo dimentichereste il giorno dopo per occuparvi di altro.

Se foste migrante, il rinvio verso la condanna
a morte, la fame o la schiavitù, non provocherebbe solo il sussulto di un'indignazione passeggera.

Se foste ebreo sul serio, un politico xenofobo, razzista e malvagio fino alla ferocia non vi sembrerebbe qualcuno da lusingare solo perché si dichiara amico di Israele.

Se foste un politico che ritiene il proprio impegno un servizio ai
cittadini, fareste un'opposizione senza quartiere ad un governo
autoritario, xenofobo, razzista, vigliacco e malvagio.

Se foste un uomo di sinistra, di qualsiasi sinistra,non vi balocchereste con questioni di lana caprina od orgogli identitari di natura narcisistica e vi dedichereste anima e corpo a combattere le ingiustizie.

Se foste veri cristiani, rifiutereste di vedere rappresentati i valori della famiglia da notori puttanieri pluridivorziati ingozzati e corrotti dalla peggior ipocrisia.

Se foste italiani decenti, rifiutereste di vedere il vostro bel paese avvitarsi intorno al priapismo mentale impotente di un omino ridicolo gasato da un ego ipertrofico.

Se foste padri, madri, nonne e nonni che hanno cura per la vita dei loro figli e nipoti, non vendereste il loro futuro in cambio dei trenta denari di promesse virtuali.

Se foste esseri umani degni di questo nome, avreste
vergogna di tutto questo schifo.

lunedì 11 maggio 2009

La Vico che mi piace


Due ore e mezza di cammino per i casali di Vico, provateci guardete Vico con altri occhi , nello stesso giorno (a piedi) puoi arrivare in alta collina in una domenica di maggio e andare al mare , peccato che non posso trasmettervi i profumi e che la mia digitale non possa trasmettere la poliedricità "naturalistica" dei ns casali .... ho visto anche parecchie brutture ma preferisco dare un segnale "positivo" e "costruttivo", cliccate sul link sottostante


http://www.facebook.com/album.php?aid=14923&l=73ebcb2b3e&id=1619943676

mercoledì 6 maggio 2009

Post di scuse al mio blog

La frequenza di post è crollata e caro blog cerco di riparare scrivendo della cazzate che ho scritto in questo periodo su Facebook... spero che mi perdonerai...

6 maggio il giorno dopo la trasmissione di Vespa con Berlusconi

Torniamo all'arte!! Torniamo alla letteratura!! Torniamo alla Filosofia !! leggiamo i classici da Omero a Kafka, leggiamo i filosofi da Socrate a Wittgenstein, ascoltiamo i classici da Mozart a Coltrane, lasciamoci prendere da Giotto a Picasso .... forse è una delle strade per uscire da questo ciarpume o per capire che è veramente ciarpume tutto quello che sta accadendo e che ci "propongono"

6 maggio sulla trasmissione sopracitata
Penso che ieri Vespa abbia leccato così tanto ma così tanto che ha fatto il bidè con la lingua a Berlusconi!!!!

5 Maggio un'ora prima della trasmissione sopracitata
Fate l'amore, ubriacatevi, mettete in ordine la vs collezione di farfalle magari spolverandole le ali, toglietevi la pelle morta da sotto i talloni con il Credo, eliminate le ragnatele dai lampadari, andate a caccia di scarafaggi in cantina, togliete il calcare dai filtri dei rubinetti, telefonata alla cugina in America che non sentivate da vent'anni, leggetevi il rogito notarile e tutte le cluasole del mutuodi casa vostra ma non guardatevi "PORTA A PORTA" con Vespa e B.

5 Maggio :
Capo teniss na sigarett?.... Si perchè?.... Capo ma pe cas si na guardia? ....No!!! ....e allora ma rai sta spaccim e sigarett!!!!

4 Maggio:
Vado nella dark room con una mano tatuata, uno spiedino così bruciato che è diventato un coton fiocc, acido lattico spinnico alla gambe, pensando che le foto di Berlusoconi a Casoria siano state grossolanamente ritoccate da mio figlio con Photoshop, lo sguardo stranulato di Margherita Hack all'Infedele, le stronzate che spara la Carlucci a raffica...Delll'Utri che parla di Mussolini e naturalmente dice che è stato frainteso, Franceschini che ha rilasciato un'intervista patetica al corriere, il TG5 che ha dedicato 10 secondi al divorzio della Velina Vecchia, a Feltri che ha pubblicato le foto a seno nudo di quando la velina era giovane, all'influenza che è suina solo in Messico ma che in Italia diventa semplicemente Maiala...Alle prossime auto che avranno il muso delle Opel il culo della Crysler e il motore della Fiat con pneumatici Pirelli Telecom, ai senatori che ad aprile hanno lavorato sette ore, che il PIL è meno 4,4% ma la crisi è finita, ad Alemanno che dichiara che se la gente si accoltella è perchè guardano romanzo criminale...

2 Maggio
Lentamente, pigramente, placidamente come una medusa Physalia Physalis ,come una lumaca geneticamente modificata , con il pensiero ancora a folle e la frizione scassata , come una vela senza vento affronto questa giornata di sole pensando a cosa fare: NIENTE!!!

Questo è quello che ho scritto sulla mia bacheca con risposte a volte stupide a volta esilaranti a volta bellisssime .... per non parlarti poi di quello che ho scritto sulle bacheche dei miei amici e solo per dimostrarti caro mio Blog che non ti abbandonerò mai.....

Tornando a noi .... la Vico che non vorrei e non voglio: ho deciso d'ora in poi di fotografare le cose che si possono fotografare per quanto riguarda i concetti , i pensieri, le grandi idee stanno già parlando troppo gli altri i "professionisti della politica"


sabato 18 aprile 2009

Zoro Vauro La sabbia La TV

Mille parole, mille articoli , mille trasmissioni TV racchiuse in 7 minuti

mercoledì 8 aprile 2009

Riflessioni di primavera



Terremoto:Costruire una casa antisismica costa dal 20% al 40% in più confronto ad una costruzione “normale”, noi a Vico che abbiamo vissuto la tragedia dell’80 ci siamo uniformati?. Dal 1980 ad oggi tutti le case, i palazzoti e le villette abusive condonate di nome o di fatto con che criteri sono state costruite? Quanti fessi di noi hanno ristrutturato case dell’800 spendendo fior di quattrini avendo in cambio da uno dei duemila geometri e quattromila imprese edili di Vico attestazioni di “ lavori eseguiti a regola d’arte” senza avere uno straccio di perizia statica , antisismica o similare? (io l'ho chiesta e ho dovuto pagarla a parte) . Le ns scuole di Via Sconduci e Largo dei Tigli sono veramente sicure?

Il Tg1 che VERGOGNOSAMENTE celebra gli ascolti della tragedia? I giornalisti che chiedono : cosa prova in questo momento?

Il presidente del Consiglio che propone una Aquila 2 sul modello Milano 2 cosa mi dice della stessa promessa che fece a San Giuliano 7 anni orsono? Per il resto da un lato approvo il decisionismo e la risolutezza durante le emergenze il problema è quello che spesso l’ordine del generale non arriverà mai o troppo tardi al soldato….

Chi ha costruito l’ospedale dell’Aquila è Impregilo … vi ricorda qualcosa questo nome? (Monezza a Napoli , TAV alta velocità con il costo più alto a km d’Europa, lavori sulla Salerno Reggio Calabria ha ottenuto un rinvio di tre anni per la consegna di un lotto 60 Km, Costruiranno loro le future ipotetiche centrali nucleari e l’ipotetico futuro ponte sullo Stretto…. )

Mara Carfagna che parla di Clow Terapia ai bambini il giorno dopo la scossa?

Decine di idioti che su Facebook hanno proposto aiuto e solidarietà ma non hanno fatto neanche l’sms di 1 EURO?

Oggi è giovedì Santo, faremo le pastiere i casatielli , parleremo di calcio e altre amenità, andremo a messa Domenica con successiva abbuffata poi faremo la Pasquetta e da martedi l’Aquila comincerà ad arretrare di posizioni nella ns mente, nelle pagine dei giornali e nei servizi televisivi….

Per il resto siamo un grande popolo , generoso spontaneo ed eroico ma questo fortunatamente lo sapevamo già.

Politica Vicana:
Golpe, fughe in avanti, ritorni al passato e ritorni al futuro , truppe cammellate, frammentazioni … si muove finalmente qualcosa e sento che il richiamo dentro di me si fa sempre più forte… è finito il mio periodo sabbatico o devo resistere?
Alcol e droghe...
Ragazzi di Vico state esagerando , genitori di Vico uscite di casa!! la sera passeggiate per Vico!!! Parlate di più con i Vs figli !!!!

lunedì 30 marzo 2009

Democrazia

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sabato 14 marzo 2009

Politica orizzontale in un paese verticale














Vico è un paese particolarissimo, uno dei pochi che ha un'altimetria che va dallo 0 assoluto del livello del mare ai 11oo metri di altezza del Faito. Un paese "verticale" che ha il pregio di avere i gozzi ormeggiati alla banchina e il taglialegna e il casaro a 9oo metri....Abbiamo la montagna che ci fa scudo alle spalle e il mare che ci proteggere di fronte ...l'unico modo per entrarci è dai lati con un'unica strada che ci attraversa come uno spiedo Siamo un paese verticale ed eterogeneo , non periferia urbana ma in qualche modo dormitorio, non totalmente e ,sopratutto economicamente , a vocazione turistica ma comunque lo siamo in quanto troppo bello per non essere non apprezzato e quindi inteso come tale, assoluta assenza di industria e di fabbriche ma questo non è un male, disagi sociali nascosti come quando si spazzacasa e si nasconde la polvere sotto i tapetti, povertà celate e vissute con dignità, tanti esercizi commerciali che attingono da un pendolarismo a questo punto "indispensabile" ma da regolamentare, tantissime risorse dormienti, sia morfologiche che umane , che aspettano di essere svegliate,bella gioventù , società civile ( borghesia?) nascosta dietro alle tende della diffidenza , che sbircia dalla fessura della persiana e che non partecipa alla vita sociale della città ma la giudica e la critica come se stesse guardano un programma tv non capendo che in realtà stanno guardando la loro vita ed il loro paese.Io abito nel suo epicentro "miezz a funtan" che è a circa 70 metri di altezza dal livello del mare , altezza fin'ora ritenuta centrale anchepoliticamente vista la storia politica degli ultrimi 4o-5o anni, unita da vecchi modi di far politica che non voglio adesso analizzare ma che andavono bene in quanto le distanze altimetriche erano ancora tali ...ma oggi non esistendo, secondo me, più distanze "virtualmente" lontane ha bisogno di essere radicalmente rinnovata. Bisogna , metaforicamente parlando, ascoltare l'esigenza del pescatore che ha avuto danni dalla mareggiata nello stesso giorno che il casaro di Moiano ha avuto problemi per far arrivare il latte al caseifico causa nevicata. L'unico modo per dare equlibro a questa verticalità di problematiche così diverse è fare , o cercare di fare , una politica
orizzontale che stia esattamente al centro delle esigenze non facendo prevalere la "verticalità" del nostro paese da nessuna altezza "politicamente barimetrica". I modi secondo me sono pochi e osservando le forze politiche ,sia di governo che di opposizione ,come stanno agendo in questo preciso momento credo che ormai sia venuto il momento di fare politica di "progetto" e non di "bandiera" (ce ne sono talmente tante e cambiano così velocemente sia a dx che a sx che credo abbiano significato solo su livello nazionale e non in un comunque piccolo paese come il nostro) pensando e riflettendo che solo azzerando la verticalità altimetrica di Vico, la verticalitàsociale e economica di Vico, solo con un politica equa su Aequa possiamo dare una svolta di "progetto" per il paese. Proviamo ad immaginarci come una magnifica confederzione fatta da paesi adagiati sul mare, dolcemente poggiati su colline e aggrappati alla montagna facenti parte di una straordinaria orizzontale verticalità.....altrimenti credo che il kilometrico dislivello debba essere "frazionato" in "frazioni"

domenica 8 marzo 2009

Primavera?




Stanco di questo lunghissimo (in tutti i sensi....) inverno, ho deciso di andare a chiedere al mio miglior amico se la primavera stesse arrivando......sul Vesuvio ancora qualche "macchia" di neve, cielo terso.... lui mi ha sorriso con la sua ghiacciata e frizzante limpidezza e mi ha consigliato di non cercarla ma di aspettarla.

lunedì 2 marzo 2009

Silenzio


Il silenzio non è il luogo della passività o dell’isolamento, ma lo spazio originario dove ridare voce all’essenziale, alla dimensione più vera di noi stessi, al senso complessivo del vivere.

Smettere di sentire, cominciare ad ascoltare Ascoltare il silenzio, di contro, mette in gioco la nostra “realtà totale” di uomini e ci permette di guadagnare alcune feconde dimensioni dell’esistenza,:
- Il silenzio come distanza dalla parola consueta;
- il silenzio come farmaco contro l’iperattivismo dell’”uomo-vetrina”;
- il silenzio come primato della “persona” sul “ personaggio”;
- il silenzio come scelta contro la decisione;
- Il silenzio come via privilegiata al dubbio metodologico e non esistenziale.
Quindi il silenzio in quanto meditazione ,introspezione ,riflessione ,revisione spirituale,contemplazione,concentrazione ,reviviscenza.IL silenzio è una ragione di stile e di puntuale insegnamento ed è lo strumento attraverso il quale assorbire il contributo di pensiero degli altri filtrandolo attraverso la propria intelligenza e sensibilità impadronendosi degli elementi utili alla propria crescita interiore .
Ci sono tre errori che non si devono commettere secondo Confucio,in presenza di un uomo di qualità :
parlare senza essere stati invitati,che significa precipitazione;
non parlare quando si è invitati ,che significa simulazione ;
parlare senza osservare l’espressione del viso,che significa cecità.
Le varie modalità del silenzio :il silenzio in cui ascolti Bach o leggi un libro di poesie .Il silenzio della concentrazione o addirittura della morte .Il silenzio della solitudine ,il silenzio della riflessione .Il silenzio perchè non si trova nulla da dire :si tace di dolore ,di rabbia ,di tristezza ,di noia ,di malinconia .Il silenzio dell’amore ,il silenzio di due innamorati che si abbracciano .Il silenzio della sopportazione ,del compatimento . Il silenzio di chi striscia per uccidere.
Per alcuni versi il silenzio non è libero quando viene ordinato da qualcuno ,allorquando non è una libera scelta,quando viene ordinato da qualcuno ,quando è una è una punizione ,quando è un ‘imposizione ,allora diventa una privazione ,una menomazione
Oggi il mio è il silenzio di Achille che studia il campo di battaglia isolandosi dal rumore delle falangi...

domenica 22 febbraio 2009

Silver Moon



Out upon the open fields
The rain is pouring down
We’re puling up the sheets again
Against the passing tides of love
Every doubt that holds you here
Will find their own way out

I will build a shelter if you call
Just take my hand and walk
Over mountains high and wide
Bridging rivers deep inside
With a will to guide you on
Your heart will need no one
Those days are gone

Baby, I can tell you there’s no easy way out
Lost inside of dreams that guide you on
Baby, I can tell you there’s no easy way out
Soon the guiding moonlight will be gone

Out upon the ocean waves subside
From the weakness of the tide
That punishes in kind
When the heavens open wide
Every shore the moon shines on
Every word her siren’s song: “Believe in no one”

Baby, I can tell you there’s no easy way out
Lost inside of dreams that guide you on
Baby, I can tell you there’s no easy way out
Soon the guiding moonlight will be gone

Luna d'argento
Fuori sui campi estesi
La pioggia scende a fiotti
Noi solleviamo ancora le lenzuola
Contro le periodiche maree dell'amore
Tutti i dubbi che qui ti tormentano
Troveranno la loro via d'uscita

Se mi chiami costruirò un rifugio
Stringi la mia mano e cammina
Sopra alti monti possenti
Costruirò ponti sui fiumi che scorrono in fondo a me
Con voglia di guidarti
Il tuo cuore non avrà bisogno d'alcuno
Quei giorni sono trascorsi

Dolcezza, posso dirti che non esiste una semplice via d'uscita
Quando sei persa nei sogni che segui
Dolcezza, posso dirti che non esiste una semplice via d'uscita
Presto la luce lunare che ci orientava sarà svanita

Le onde d'oceano s'acquietano
La marea è stremata, la marea
Che punisce per contrappasso, quando i cieli si squarciano
Ogni spiaggia su cui splende la luna
Ogni parola della sua canzona di sirena: "Non credere ad alcuno"

Dolcezza, posso dirti che non esiste una semplice via d'uscita
Quando sei persa nei sogni che segui
Dolcezza, posso dirti che non esiste una semplice via d'uscita
Presto la luce lunare che ci orientava sarà svanita

lunedì 16 febbraio 2009

I santini del Veltronismo




Avevo citato quest articolo di Micromega del 5 febbraio in una mia risposta ad Alex qualche giorno orsono, ho deciso di pubblicarlo integralmente per un spunto di riflessione

Fazio, Benigni, Celentanotti: i santini del veltronismo. Ognuno diverso, ognuno uguale.Il più santino di tutti è Fabio Fazio, che andrebbe forse scritto tutto attaccato, come un’orazione, come un’omelia, come un rosario progressista: Fabiofazio, alla Daniele Luttazzi. Oppure Faziofabio, alla Antonio Albanese.Fazio è un fantasista che ha smesso di essere prestissimo tale. Inizialmente smarrito tra l’arte dell’imitazione e quella della conduzione, Fazio ha presto abbracciato un arborismo iper-familiare. Mansueto per scelta, disinnescato per vocazione. Negli anni ha saputo costruire un proprio codice mediatico, divenendo straordinario creatore di consenso, intercettando l’auditel e imponendo l’unanimismo fazioso: qualcosa che va (quasi) al di là delle fazioni e dello share.Il successo definitivo è coinciso con la sua definitiva elezione a Paolo Limiti di sinistra, prima con Quelli che il calcio (che ai tempi di Odeon Tv si chiamava Forza Italia) e poi con Anima mia. Che tempo che fa ha sancito un ulteriore passaggio. Il conduttore si è fatto demiurgo, simulacro. Il padrone di casa è divenuto sacerdote culturale, per meglio dire dispensatore primo dell’idea che un elettore medio del Partito democratico può avere della cultura in un programma su RaiTre. Fabio Fazio ha meriti innegabili. È capace di portare in tivù coloro che la tivù non la amano, da Nanni Moretti a Umberto Eco, da Roberto Saviano al compianto Enzo Biagi. Per fare anche solo un esempio, il suo colloquio con Beppino Englaro – lo scorso 10 gennaio – è stato un toccante momento di televisione «civica». Fazio ha un talento naturale nell’essere «amico di». Quasi tutte le migliori menti italiane si fidano di lui, o più prosaicamente sanno che oggi il convento mediatico non passa di meglio, sin dai tempi delle feste di Cuore. Se Massimo Troisi ironizzava sulla rubrica magica di Gianni Minà (uno dei primi personaggi imitati dal giovane Fazio), al conduttore di Che tempo che fa nulla è precluso. Persino edificare una riuscita serata-tributo per il decennale della scomparsa di Fabrizio De André. Persino orchestrare una puntata monografica su Adriano Celentano, dopo che il Molleggiato lo aveva definito (nel 2001) «un ipocrita dai modi gentilini e perbenini esperto in lavaggi del cervello». Opinione tranciante, ma non così isolata, se si oltrepassa il velo di intoccabilità che ammanta Fazio.Il quale, seguendo la regola del «meno peggio», è uno dei primi da salvare. Chiaro che meglio lui (o meno peggio lui) di molti altri burattinai dell’etere. E poi Che tempo che fa non è solo Fazio: è Luciana Littizzetto, è (soprattutto) Antonio Albanese.Dov’è, allora, il problema? Da nessuna parte, per chi si accontenta. Per i più esigenti risiede invece nel santino, nel simulacro. Nel Fabiofazio, nel Faziofabio. Nella sensazione che i suoi programmi siano belli nonostante lui. Come una macchina di Formula Uno così ben congegnata da vincere a dispetto di un pilota che pare più che altro un tassista.Gli ospiti sono quasi sempre notevoli. Basterebbe poco, una stimolazione minima, per esaltarli. Ma Fazio non stimola: titilla. Per scelta. Tutto, in lui, è calcolato. Quando era solo un imitatore, un quasi-fantasista, si divertiva a raffigurare Biagi (il suo mito) come un inquisitore che crivellava implacabilmente l’intervistato. Fabiofazio è esattamente l’opposto, a partire dal declassamento (che per lui è atto d’educazione) a cui sottopone gli amici che siedono alla sua sinistra, come apostoli accondiscendenti: non «intervistati», bensì «ospiti». Il perché è evidente, lo ha spiegato lui stesso: «Le domande scomode sono un mito, che bisogno c’è di essere cattivi?». Certo, che bisogno c’è? Perché scoperchiare disgraziatamente qualche verità e rischiare – ancor più disgraziatamente – il posto di lavoro e i due milioni di euro annui che percepisce dalla Rai? «Nel talk show le persone sono ospiti, non intervistati. Le tratto in modo gentile non perché sia la strada più comoda, ma per educazione».Il Codice di Fabiofazio è la non-intervista. Non è che lui insegua la prima domanda, men che meno la seconda: no, lui rinuncia a prescindere alla con-versazione filosoficamente intesa. È un intervistatore senza interviste, un domandante senza domande, un colloquiante senza colloquio. Ossimori tanto bizzarri (come un angelo senza ali, un tennista senza racchetta, un fantasista senza fantasia) quanto redditizi.Una sua tecnica consolidata è quella di declinare la discussione in cazzeggio, disinnescandola a priori. In questo è maestro. Così, di fronte a Gianluca Vialli, uno dei suoi ottomila miti, Fazio si guarda bene dal toccare argomenti scabrosi come doping e processo Juventus, preferendo buttarla democraticamente in vacca, chiedendo all’acme del colloquio: «È vero che in Inghilterra non c’è il bidet?».Domande vibranti, si converrà. Come quelle con cui ha accolto Margherita Hack. Si poteva incentrare la conversazione su temi come testamento biologico, eutanasia. Oltretutto era la stessa puntata di Beppino Englaro. Anche qui, Fazio ha indossato il sorrisetto di default – perché non solo il cosa, anche il come (gesti, sguardi, prossemica) deve rassicurare – e ha sciorinato il suo rosario di facezie: «Come stanno i suoi gatti? Perché le piace Pinocchio ma non Harry Potter?». Chiamatelo, se volete, giornalismo d’assalto. O, forse, giornalismo assaltato.Naturale che, di fronte a una Iper-Nemesi come Marco Travaglio, da lui verosimilmente invitato sotto gli stessi fumi che portarono John Lennon a scrivere I am the walrus, Fazio (che è sì beatlesiano, ma ovviamente mccartneiano), sia sbiancato. Dal canto suo, Travaglio ha finto di non sapere che, se si va da Fazio, lo si fa per fini commerciali (per gli esperti una sua ospitata frutta 20 mila copie di libri venduti). Se si accetta l’invito, bisogna stare al gioco. Da Fazio non c’è contenuto, solo forma. Si parla, ma non si dice nulla. Si muove la bocca, ma quel che ne esce è solo suono. Da Fazio si è pesci con l’audio. Travaglio invece prendeva ogni pretesto per tornare sul contingente, tramutando la fumosità consapevole delle domande («Il senso di apocalisse decadente che si esprime nei tuoi libri, è qualcosa di nuovo o ha ragione Baricco che ci ha insegnato come da sempre viviamo in una perenne mutazione dei barbari?») in appiglio per parlare di mafia. E Fazio, sempre col sorriso sulle labbra (guai a corrucciarsi), ripeteva afflitto: «Mi tocca dissociarmi, non sono d’accordo su niente con te». Poi, nei giorni successivi, l’eroica Via Crucis. Prima ha letto diligentemente le scuse Rai a firma Claudio Cappon, poi si è cosparso il cherubino crine di cenere penitenziale, asserendo – con ammiccamento a Schifani – che «rispettare la doppia libertà, quella di chi c’è e di chi non c’è, è sempre stato e rimarrà l’obiettivo di questa trasmissione». E giù, applausi dalla claque radical-chic. Fazio sta all’urticanza televisiva come Rocco Buttiglione alla filosofia. È intimamente terrorizzato all’idea di essere oscurato, e il bello è che lui crede veramente di correre questo rischio. Gli è bastato un allentamento da La7 – con una buonuscita che da sola sfamerebbe il Belize – per convincersi di poter essere percepito come reale minaccia politica.Ogni volta che viene minimamente criticato, quasi sempre da un eminente statista di centro-destra – tipo Maurizio Gasparri – lui si dissocia da se stesso e chiede scusa. Come nel dicembre scorso, quando di fronte alle lamentele di Gasparri (appunto), che sosteneva come a Che tempo che fa andassero solo ospiti di centro-sinistra, Fazio ha pugnacemente difeso la libertà. Come? Dando interamente ragione al potere (che per il «suo» De André, ontologicamente, non poteva essere buono): «Gasparri, per quanto mi riguarda, ha perfettamente ragione. Sono però certo che entro maggio rispetteremo i numeri che ci hanno sempre contraddistinto, con una sostanziale parità tra centro-sinistra e centro-destra». Sì, ma non è un approccio un po’ troppo sussiegoso, si domanderà forse a questo punto il solito estremista? «La politica non è il mio editore», replica lui. «Non posso scendere al livello di chi parla di lacché, servi e quelle altre definizioni. Non rispondo che al pubblico e devo avere rispetto del pubblico. Se sento di riuscire in questo non mi interessa altro».Amen.Nessuno si era mai abbarbicato così ferocemente al quieto vivere, al volemosebenismo. Nessuno aveva mai saputo tramutare in ambito giornalistico la «pavidità» in cifra stilistica. Men che meno a sinistra, parte (se ancora esiste) d’Italia teoricamente allignante di uomini esigenti, dallo spiccato senso critico e dalla fiera aspirazione a qualcosa che non ha mai intaccato le ambizioni di Fazio: andare oltre il senso e il luogo comune. Laddove nessuno pare più esigere dall’artista (o dal conduttore) un ulteriore batter d’ali affinché un minimo si elevi, per oltrepassare il fascio conformista e omologante, per alludere almeno a un gaberiano altrove, appare quasi fisiologico il successo di Fabiofazio. Un tempo con i comici ci si indignava, ad esempio con il Su la testa! di Paolo Rossi (che Fazio ha avuto il merito di riportare in tivù). Oggi, no: in mancanza di meglio e surplus di meno peggio, va benissimo Faziofabio. Se un programma così lo facesse Emilio Fede (e un po’ lo fa), la critica di sinistra lo demolirebbe (e infatti lo demolisce). Con Fazio no, non si può. La sua calibratissima esegesi del paraculismo d’essai piace a grandi e piccini, guru e vestali. Di più: chi si azzarda a muovergli un minimo appunto, subisce la mitraglia della sinistra perennemente à la page: «Così fate il gioco della destra».Fabiofazio non è un giornalista: è un sacramento. L’undicesimo comandamento del veltronismo. Se il Porta a porta di Bruno Vespa è la terza Camera dello Stato, Che tempo che fa è l’attico della sinistra snob, convinta che gli spostamenti della storia seguano unicamente il vento che ogni giorno fa oscillare l’amaca di Michele Serra (toh, uno degli autori del programma). Faziofabio è il padrone della casa in collina dell’intellighenzia, che dall’alto della sua sempre più supposta superiorità ci spiega cosa pensiamo, come il Don Raffaè del De André da lui tanto amato – a margine: è incredibile come Fazio aneli ai suoi opposti. Se il credo di De André era procedere «in direzione ostinata e contraria», quello di Fazio è andare in autostrada in seconda corsia, mai contromano, mai a fari spenti nella notte. Un dolcemente viaggiare, rallentando senza mai accelerare.Che tempo che fa è un programma che piace alla gente che (si) piace. Tutto è bello, nel Paese delle Meraviglie di Alice-Fazio. De Gregori è sempre bravo, Battiato è sempre bravo, perfino Vecchioni è sempre bravo. Sono tutti bravi. Anche quelli di centro-destra. Anche Christian De Sica, anche Boldi. Bravi. Tutti. E belli. E buoni. Perché noi di sinistra, lascia intendere Lui, i bambini mica li abbiamo mai mangiati. Noi siamo casti, illibati. Laici, ma anche (cit) cattolici e apostolici (e forse pure romani). Che tempo che fa è l’Om Mani Padme Hum dei Democratici. La schiuma del centro-sinistra: soffice, morbida, bianca. Lieve lieve. Sembra panna, sembra neve. E la schiuma, si sa, è una cosa buona: «come la mamma, che ti accarezza la testa quando sei triste e stanco. Una mamma enorme, una mamma in bianco».Ecco: Fabiofazio è lo shampoo del centro-sinistra. La mamma enorme del veltronismo. Una mamma bianca, che dispensa sacramenti e benedice mischiamenti. S’i fosse foco, sarebbe acqua. Ogni liturgia vive di rituali immutabili, e la trama della Messa Laica fabiofaziana non cambia mai. Di fronte a un comico, sia esso realmente dissacrante (Albanese) o sguaiatamente innocuo (Littizzetto), Fabiofazio si erge a pompiere, gesticola, si dissocia. Declina se stesso in caricatura, lascia che la sua spontaneità sia letta come sketch. Funziona perché è se stesso negando se stesso.Se invece ha di fronte un ospite dotto, interpreta le vesti del fan perennemente abbacinato, del tifoso della Sampdoria che ad ogni gol agita il foulard (si noti: foulard, non sciarpa) come un bambino che fa «ooooh!» ogni volta che sale sulla giostra del Luna Park, anche se ormai è la settecentesima volta e conosce a menadito le impercettibili oscillazioni del volo a bassa quota. È un infante cresciuto, rimasto impigliato in un Viagra d’incanto, che non sai se reputare sincero, ingenuo o diabolicamente scaltro.Guai a fare una domanda scomoda. Stonerebbe. Paragonato al parterre di cui dispone, Faziofabio è come un Diego Armando Maradona che colpisce solo di destro. Talento, e mezzi, sprecati. Dal Pibe de Oro al Chierichetto di Celle Ligure: poteva andarci meglio. A noi, più che a lui.Sì, perché in un momento nel quale il centro-sinistra fa di tutto per adeguarsi al berlusconismo pur di vincere (col risultato di perdere ancora di più), Fabiofazio è perfetto come Arcivescovo della Chiesa Veltroniana. Certo, non ha votato alle primarie; certo, ha osato scrivere che «sono confuso: anzi, grazie al Partito democratico ho scoperto di essere confuso da un bel pezzo» (meglio tardi che mai). Buffetti, non critiche. Tenere carezze al Palazzo di riferimento. Del quale, ovviamente, non butta via niente. «Stimo moltissimo Veltroni, non capisco la storia del buonismo? Il contrario del cattivismo? E non capisco questa mania di voler mettere a tutti i costi uno contro l’altro D’Alema e Veltroni. Veltroni rappresenta la sinistra che abbiamo sempre sognato e mentre lo affermo dichiaro che anche D’Alema è uno statista clamoroso, importantissimo, bravissimo». Se Fazio fosse il leader del Pd, per prima cosa farebbe una Bicamerale con Berlusconi, e subito dopo lascerebbe interamente confluire il partito nel centro-destra: così, per solidarietà nazionale. Per amor patrio. Per eccesso di zelo. Veltrusconista, direbbe Beppe Grillo. Quel Grillo che gli rinfaccia di essere stato troppo tenero con Umberto Veronesi sugli inceneritori. Quel Grillo di cui Fazio ha detto: «Sono più pessimista di lui». Quasi a dire: sembro buono, ma in realtà so cose che voi umani neanche osate immaginare. Ad esempio che non c’è speranza.E qui si entra nell’ultimo aspetto della fenomenologia di Fabiofazio: la latente doppia personalità, Dottor Fonzie e Mister Ricky Cunningham – ovviamente, come tutti i «leader di sinistra», Fazio si è vantato di essere cresciuto guardando Happy Days, che per Nanni Moretti (in Aprile) è una di quelle cose che «non c’entra ma c’entra» con il depauperamento culturale della immarcescibile nomenklatura sinistroide (più che sinistrata) di cui Fabiofazio è parte integrante, nonché simbionte.Il Fabio dominante è quello sussiegoso, che nelle interviste ricorda amenamente, col consueto feticcio per la nostalgia a prescindere (vanno bene tanto un Hulk che un Cugino di Campagna per commuoversi), come sua madre lo vestisse – «abito grigio cangiante, capelli lunghi, cravatta di pelle blu» – prima di andare dalla Carrà a Pronto Raffaella. È un Fazio pentecostale, che al Messaggero non ce la faceva a parlar male dei programmi che non gli piacevano, così misericordioso da beccarsi la pitiriasi quando lo accusarono (ingiustamente) di abusivismo edilizio. Un Fazio mai abbaiante, sempre gaio: Sunday, Monday, Happy Days. Poi però c’è l’altro Fazio, il non dominante, con la sua vocazione a imitare (e qui si torna all’imprinting) Daniele Luttazzi. Una tendenza nata fin dal 1990, quando Luttazzi preparò a Banane (Tmc) uno sketck in cui Marzullo intervistava Hitler e Gesù. Il produttore Sandro Parenzo censurò la gag, che fece poi – edulcorandola – Fazio: alle sue spalle, c’era pure l’orologio di Luttazzi. Nel 2001, Luttazzi portò in Italia il format del David Letterman Show, intervistò Travaglio a Satyricon e – a differenza di altri – non solo non si dissociò, ma solidarizzò con il giornalista. A quel punto Fazio «non si fece scrupolo», ha scritto Luttazzi, «di approfittare della mia defenestrazione politica per rubarmi l’idea in blocco». Ovvero un Letterman all’italiana. Cioè, no: un Letterman alla Fazio. Un Letterman senza Letterman, un Fazio con Fazio. Il grado ultimo del paraculismo d’essai: dal partito liquido veltroniano alla tivù gassosa faziosa. Analcolica come una SevenUp, persistente come un Tavernello bianco.Nel mezzo, l’ennesimo capolavoro mediatico: l’aver fatto credere a lungo, con il placet di politici (Fassino) e giornali (Repubblica), che nell’ukase bulgaro del 2002 il terzo censurato – accanto a Biagi e Santoro – fosse Fazio. Siamo al parossismo: la censura sognata. Il martirologio immaginario. In realtà Silvio Berlusconi non ha neanche mai lontanamente pensato a Fabiofazio come a un avversario. Può detestare alcuni ospiti, non Fazio. Perfino il format di Che tempo che fa è ora in concessione a Berlusconi (Endemol). In merito, dopo le iniziali perplessità («È un’ipotesi che mi impressiona molto, per uno come me che crede che esiste il conflitto di interessi è un bel problema»), Fazio neanche sette giorni dopo ha risolto lo struggimento: la sua unica condizione è la libertà autoriale, «a queste condizioni continuerei per i prossimi dieci anni». Già nell’Ottanta Berlusconi voleva scritturare Fazio. Il conduttore ha raccontato di avere rifiutato 150 milioni per Risatissima e Drive In, lasciando intendere che fu un atto di eroismo perché in Rai prendeva 80 mila lire a puntata. Diversa la versione di Dagospia: «A metà anni Ottanta, sotto raccomandazione del Partito del Garofano, Fabio Fazio incontrò Silvio Berlusconi in via Rovani a Milano. Il Berlusca gli propose di entrare a far parte del cast di Premiatissima, show della rete ammiraglia del suo Gruppo (allora Fininvest). Si racconta che Fazio – forte della sua raccomandazione – pretendeva però di avere addirittura la conduzione, ma dopo averlo sperimentato ad una soirée di Capodanno tenutasi a Campione d’Italia, l’idea venne abbandonata».Dici Garofano e pensi a Craxi. Quindi alla «querelle militare». Nel maggio del 2007, Luttazzi ha raccontato che Fazio gli aveva rivelato di non aver fatto il militare grazie a una raccomandazione di Craxi. L’ammissione era avvenuta di fronte a più persone, nel 1992, durante T’amo tv (Tmc). Conduceva Fazio, tra i comici c’era Luttazzi. Che, a un certo punto, fece una battuta sui militari. Fazio bloccò tutto e gli chiese di non ironizzare sul tema. «Perché l’ho raccontato?», ha spiegato Luttazzi. «Perché il tema iniziale era la sua paraculaggine infinita».Fazio l’ha presa malissimo. Ancor più quando Antonio Ricci (che lo detesta) gli ha fatto consegnare il Tapiro. Di fronte a Valerio Staffelli si è mostrato monumentalmente stizzito, minacciando che «non vi autorizzo a mandare in onda» (ovviamente è andato tutto in onda). Di fatto non ha mai contraddetto efficacemente Luttazzi. Men che meno querelato. Ci ha solo scherzato piccatamente sopra: «Chiesi la raccomandazione a Reagan e Gorbac?ëv, poi cadde il Muro e finì lì». Variante ridanciana della smentita che non smentisce. Questa ciclicità di intrecci Fazio-Luttazzi ha del freudiano. Quasi che, sotto le caste vesti, si celasse un rivoluzionario disatteso. Lo conferma il sogno recondito di Fazio: «Mi piacerebbe fare un colpo di testa, andare in televisione e dire una cosa pazzesca. Poi sparire per sempre».Più facile che Sandro Bondi scriva una bella poesia.Il caso Fabiofazio è paradigmatico non solo giornalisticamente. Il veltronismo è un fenomeno antropologico che si veicola anche a livello artistico, e con Veltroni la cultura è scesa al livello delle Figurine Panini. Con il Partito democratico non c’è più differenza tra Rossellini e Muccino, Fenoglio e Baricco, De André e Pelù, Pelè e Palombo. Il veltronismo, ideologia debole, ha bisogno di «pensatori» – e veicolatori – deboli. Da qui la creazione di un pattern dell’artista gradito da Don Walter e Fra’ Fabio: contenuti vacui, inconsistenza politica, rinuncia al coraggio, quieto vivere, buonismo sbarazzino. Chiaro che, di fronte al paradigma Fabiofazio, tutto il resto è diminutio. Perfino un premio Oscar in odor di santità come Roberto Benigni. Se del veltrusconismo Fazio è sacerdote, Benigni ne è cantore. L’ecumenico in salsa celestial-dantesca.Anche qui: ad averne. Artista non di rado geniale, capace – in un paese che non deborda di conoscenza – di rendere nazionalpopolare Dante e far rivivere il Pierino di Prokof’ev. Gran parte del pubblico lo avrebbe voluto perennemente toscanaccio, e adesso ci rimane male nel constatarne ogni volta lo slittamento da «eversivo» scapigliato a «comico zuppo d’amore».Nulla da dire, guai all’artista che si cristallizza. Benigni sa bene che non è sempre (altra) domenica e che il tempo scorre anche per i clown. Il Benigni «popolano dotto» è poi erede, nella vena dello stornello come del rimario dantesco, di una certa tradizione toscana che sa naturalmente conciliare sacro e profano. Da un punto di vista artistico, Benigni è sempre stato un atipico. Bravissimo sulla breve distanza, meno sulla lunga. Indimenticabile come ospite televisivo, vagamente dilettantesco in veste di regista. Dopo La vita è bella (qualcuno direbbe anche prima) non ha indovinato un film. E c’è poi la questione Nicoletta Braschi, moglie e musa. La sua Beatrice, la sua Yoko Ono. Di sicuro non la nuova Giulietta Masina. Se l’unica parte ben recitata coincide con quella di una donna in coma, qualcosa forse vorrà dire. Ma non è tanto questo il problema. Benigni si è abilmente liberato dal clichè del toscano scurrile, consapevole che perfino Peter Pan e Willy Wonka invecchiano. La trovata di Dante, in questo senso, è geniale. Molto meno quel suo presentarsi perennemente illuminato, a straparlar di bontà e amore, ogni volta ripetendo che «la vita è una cosa meravigliosa» e «il mio corpo è tutto uno straboccar di gioia». Un altro in overdose da incanto, come e più di Fazio.Le perplessità vere sono però altrove. Da un lato legate al suo passato, dall’altro alla acquiescenza politica. In ogni (rara) intervista concessa, Benigni si guarda bene dall’accettare il gioco dei ricordo (tranne che per i genitori, Troisi e Fellini). Come se i tempi del Cioni Mario e Carlo Monni fossero qualcosa di cui vergognarsi, se rapportati alla beata letizia odierna. C’è, in questo imbarazzo, la stessa fretta di risciacquarsi in Arno cara a Veltroni e ai suoi, che del tempo andato hanno buttato via il bambino ma non l’acqua sporca. Perché il bambino (non l’acqua sporca) era un bagaglio scomodo. Non alla moda. Inadatto al contesto. Come il Cioni Mario.Più ancora, dell’ultimo Benigni stupisce – come Veltroni – la totale incapacità di fare male. Il suo, più che un rifugiarsi, è un crogiolarsi nel privato.L’ultima prova di questo deliberato auto-disinnescamento l’ha data l’ultimo numero del 2008 dell’Espresso. Benigni in prima pagina. Strillo: «Ecco chi metto all’inferno». Sottotitolo: «Berlusconi in un girone solo per lui. E poi Brunetta. Ma Tremonti e la Gelmini no. E neppure Veltroni».Nella realtà, per tutto il colloquio, il giornalista Wlodek Goldkorn ha disperatamente tentato di trarre qualcosa di minimamente «forte». Con risultati deprimenti. L’intervista era pungente come un brano heavy metal cantato da Orietta Berti. Incalzato (o qualcosa del genere) da un sempre più inconsolabile Goldkorn, Benigni si è guardato bene dal fare i nomi dei pochi colleghi criticati («Farli sarebbe volgare davvero»), ha detto che Brunetta «mi fa schiantare dal ridere» e poi ammesso di aver pensato a uno spettacolo tutto su Berlusconi. Perché non lo ha fatto? «Perché sarebbe cabaret. Preferisco la Commedia».Ahi, ci risiamo: scelta artistica o paraculismo (ops)? Dubbio rilanciato da una successiva affermazione: «La satira è mirata. È ad personam. Io preferisco la comicità che parla a tutti e prende di mira tutti». E allora viene da pensare a come un artista col talento di Benigni finga di non sapere che colpir tutti, ancor più se con battute a salve, è colpir nessuno. A maggior ragione se ieri si prendeva in braccio Enrico Berlinguer e oggi Clemente Mastella, quasi che le defunte feste dell’Unità fossero oggi giganteschi Barnum-Bagaglino di (quasi) sinistra.I conduttori si fanno santini, i comici santi, e in questo presepe del veltronismo manca il terzo re Magio: il santone. E se fosse Adriano Celentano? Chi se non lui, Joan Lui? Se si volesse riassumere il desolante smarrimento della sinistra italiana, basterebbe notare come quello che nei Settanta era il paladino della famiglia democristiana e del «chi lavora non fa l’amore», dopo sbornie ripetute – pannelliano, verde-con-foca, quasi-berlusconiano, cristologico, populista, mogol-battista – sia quasi divenuto il guru del Partito democratico.Solo che qui, nella sua pantagruelica incoerenza, Celentano è alla fine il più coerente, oltre che l’unico realmente capace di miracoli televisivi (anche se lui ambirebbe a epifanie più ultraterrene). È lui che nel 2001 ha portato in prima serata Gaber, Jannacci, Fo e Albanese. È lui, pur con tutta la retorica del caso, che per primo ha richiamato in Rai Sabina Guzzanti e Michele Santoro (e fosse stato per lui ci sarebbero state altre due sedie per Biagi e Luttazzi, che cortesemente declinarono).Venti anni fa, quando c’era ancora bisogno di una enciclica micheleserriana per sdoganare tardivamente Lucio Battisti a sinistra, Celentano era un «cretino di talento» (Giorgio Bocca). Oggi Bocca è ancora di quell’avviso, ma nel frattempo Bingo Bongo ha bruciato le tappe, superando con ampie falcate (e stivale a mezza caviglia) l’uomo di Cro Magnon e il Sapiens, assurgendo a Modello para-ideologico. Anche se, politicamente, era e resta confusissimo. E un modello politico confuso di un partito a sua volta smarrito, non può che generare pressappochismo al cubo e inconsistenza al quadrato: tradotto, il nulla.Il terzo re Magio – Gaspare, Melchiorre o Baldassarre, fate voi – è però un altro Re degli ignoranti. Più giovane ma non meno provvisorio ideologicamente: Jovanotti. Dal gimmefivismo al pensopositivismo. La sua carriera sta tutta qua. Dotato, nel suo ambito. Solo che Jovanotti tende a travalicare, tracimare, esondare. A sermoneggiare. Come Adriano: Celentanotti, più che Jovanotti.Se a Celentano attribuiresti la strepitosa definizione che Jannacci ha dato di sé, «sono geniale ma non intelligente», a Jovanotti appiopperesti goliardicamente un riadattamento mogoliano: «Tu non sei molto bello/e neanche intelligente/ma non ti importa niente/perché tu non lo sai».Lorenzo Cherubini (nomen omen: qua son tutti santi mancati in odor di beatificazione) è un efficace costruttore di ballate serenamente innocue. Bravo, anche nel tributo a De André di Fazio (tra santini si somigliano e pigliano). Bravo. Ma Lorenzo travalica, politicheggia. Non lo fermi, la sua è una mission. Da quando ha trovato la sua Chiesa, che parte da Che Guevara e fa rima con Maria Teresa, passando da Malcolm X dopo una deviazione per San Patrignano, si è convinto che per parlare di politica basti aver letto la quarta di copertina di Insciallah e il Siddharta di Hesse. Munito di queste armi alternativo-adolescenziali, una volta andò da Bruno Vespa, vivendo il suo Golgota di fronte a un Vittorio Sgarbi smisuratamente sadico. E quando a fine 2007 ha dovuto parlare del V-Day di Grillo, che ai tempi del «No Vasco io non ci casco» lo definì «cureggina», ha sentenziato: «Se dessimo retta a Grillo, Mandela non sarebbe presidente in Sudafrica». Asserzione, questa, su cui tuttora i politologi elucubrano sgomenti.Lasciando stare le poco celebrative vulgate cortonesi, il paese in cui vive, e dando per falso il notevole aneddoto che narra di quando salì a cavallo al contrario, generando l’ira funesta dell’addestratore, Jovanotti fa tornare alla mente Tzvetan Todorov. Addirittura? Addirittura. Nel suo paradigma spontaneista, Todorov sosteneva che «l’autore porta i panini e il lettore organizza il picnic». Ecco: i panini di Jovanotti non hanno sapore (non per nulla è vegetariano e quasi astemio). Per questo Chef Lorenzo piace a Veltroni: perché è insipido. L’ovvio di Walter, più che del popolo. Perfetto come nuovo inno del Partito. Troppo ambiziosa, quasi onirica, La canzone popolare di Fossati. Meglio, molto meglio Mi fido di te, a partire da quella strofa involontariamente auto-cassandrica: «Mi fido di te, cosa sei disposto a perdere?». Risposta: di sicuro le elezioni.

lunedì 9 febbraio 2009

Morning Yearning Desiderio del Mattino



A finger' s touch upon my lips
it' s a morning yearning
pull the courtains shut, try to keep it dark
but the sun is burning
the world awakens on the run
and will soon be yearning
with hopes of beter days to come
it' s a morning yearning
another day, another chance to get it right
must i still be learning
baby crying kept us up all night
with her morning yearning
like a summer rose, i' m a victim of the fall
but i' m soon returning
your love' s the warmest place the sun ever shines
my morning yearning

La leggera carezza delle dita che mi sfiora le labbra
è un desiderio struggente che mi prende al mattino.
Chiude le finestre, provando a rendere tutto oscuro
ma il sole sta bruciando.
Il Mondo si è svegliato andando di fretta
ed inizierà subito a darsi da fare
sperando che arrivino giorni migliori
ed è un desiderio del mattino.
Un altro giorno, un’altra occasione per fare tutto bene
ma io sto ancora imparando.
Il pianto di un bimbo ci ha tenuto svegli tutta la notte
con il suo desiderio struggente del mattino.
Come una rosa in estate sono vittima dell’autunno
ma tornerò presto, tornerò presto.
Il tuo amore è il posto più caldo
dove possa splendere il sole

mercoledì 4 febbraio 2009

Vesuvio



adrenalina neuronica continua e caotica... non sono abituato ai semafori mentali, i miei pensieri si scontrano in incroci senza segnali di precedenza....non ho stipulato polizze
agli stessi e quindi sono costretto a risarcire di persona il mio stesso pensiero....
la nostalghia tipica settembrina è letame per farci crescere fiori robusti e poco colorati ma resistenti ,belli nelle sue spine efficaci , forti nell'aridità consci che non hanno bisogni come dei mutevoli e subito marciscenti fiori di serra variopinti che dipendono dalla pioggia per esistere, preferisco scavare le mie radici e trovarci l'acqua e non aspettare immobile gocce dall'alto eventuali ed acide, mi nutro degli altri tramite me stesso...
Non accetto alcuno stile di vita che conosco,vedo solo le materie prime che potrei usare... traduco il poeta che non sono.... o mi somiglia... in quanto lontano da me... ma speculare nelle foto...le stesse foglie e le stesse onde...
La pioggia sul tramonto
Entra a fiotti nel mio cuore
Ecco i ricordi, giungono a ondate
Scandagliando tra perdite e scoperte di anni
E anche se mi piacerebbe ridere
Di tutte le cose che mi hanno stimolato
In qualche modo ne resta il segno....
Se consuetudine e la banalità sono la metropoli
i miei pensieri sono nelle favelas
che irrompono nelle strade a far danni
sopportati e indifferenti ormai
da cittadini alieni dal pensiero piatto
come sgli schermi che guardano
convinti che la vita sia lì
convinti che il suono sia quello
non avendo mai percosso una mano
sulla pelle di tamburo anch'essa piatta
come la mano che non sente il suo vibrare
e neanche il suo suono
convinto che sia rumore soltanto rumore
non ho bisogno di barriere coralline egizie una volta l'anno
ma di toccare spesso scogli grigi e scivolosi
di un mare apparentemente chiuso
schiacciato da un vulcano
che ci ricorda sempre di ricordare
turismo ancestrale statico nel movimento
e tra me e loro ...il vulcano e i ricordi
c'è sempre lui ....il mare


mercoledì 28 gennaio 2009

Manifesto

«Vivere poeticamente significa vivere intensamente la vita, vivere d'amore, vivere di comunione, vivere di comunità, vivere di gioco, vivere d'estetica, vivere di conoscenza, vivere nello stesso tempo di affettività e di razionalità, vivere assumendo pienamente il destino di homo sapiens-demens.»
(Edgar Morin, 2001)



Realizzare le virtualità cognitive, emotive operative e comportamentali inscritte nella persona.
Comprendere il linguaggio delle emozioni.
Comprendere la ricchezza, l'ambivalenza, le contraddizioni, la complessità della persona umana.
Comprendere che non è possibile comprendere la complessità dell'individuo e delle relazioni umane frammentando, etichettando, separando, decontestualizzando.
Acquisire la consapevolezza delle illusioni semplificatrici, delle relazioni caratterizzate da sfruttamento reciproco.
Imparare a sognare e a non considerare oggettivo il soggettivo.
Sviluppare la coscienza delle interdipendenze.
Rendere costruttiva l'aggressività, ricercando la cooperazione tra saggezza e follia.
Andare al di là della paura, attraverso la poesia e l'estetica dei rapporti umani caratterizzati da amicizia, amore, intimità.

Nell'attuale società multietnica e multiculturale, dove si rischia la disperazione dell'isolamento, l'incapacità di coniugare sviluppo psichico e crescita sociale, di opporre appartenenza a individuazione in un continuo rapporto conflittuale, occorre proteggere, mantenere, costruire spazi e luoghi dove sperimentare e imparare una modalità relazionale di scambio, di mediazione, di incontro, che garantisca l'integrità e il benessere di ogni persona e la sua crescita personale e/o professionale» (Ranci, 2002).

Il tutto citando di nuovo Calvino con Leggerezza
una idealità alta, forse vicina a quella dei voli pindarici, dei sogni; forse una dimensione di vita personale che contempli la leggerezza dei desideri, della passione, della vita interiore; una base sicura personale fatta di "nuvola", che per ciascuno significherà coltivare una propria qualsivoglia dimensione spirituale; la capacità di muoversi con efficacia in quella realtaà "volatile" e "leggera" delle relazioni informali che si traduce anche in rispetto...

lunedì 26 gennaio 2009

THE VEILS - LAVINIA

Struggente Malinconico Onirico Introspettivo



See my love is asleep on the floor
in a pose that's familiar
See my sun will just send you to war
if the battle don't kill you

But I've a change in mind
Calling all the time

That I don't want to live in your side
though the rose is vermillion
And I find it so hard to survive
without when within you

My sweet Lavinia
My sweet Lavinia

All my children are asleep on the floor
By the fire in the winter
I don't know if I've been there before
But the colour's familiar
I've an age in mind
Calling all the time...


For my sweet Lavinia

giovedì 22 gennaio 2009

Inzozzando bacheche di Feisubc

Mi ripeto Feisubc attualmente è la mia fidanzata e questo blog che è mia moglie sta soffrendo tanto.... allora ho deciso riportare qualche mia cosa Feisbucchiana in questo luogo più "istituzionale"

Fravcatore (Muratore) :
Una mia amica parlava di pancetta post parto e io sono andato a finire a fravcatore:
Ti consiglio i jeans a vita bassa .... creano effetto "panza a fravcator" che adoro.... hai presente quella magnifiche pance di chi per una vita si è mangiato la" Marenna" ( pezzo di pane minimo di 20 cm avvolta nella carta marrone) con le porpette ca sarza accompagnata dalla mitica " peroni" e 3/4" bevuta con la testa inclinata e il mignolino alzato il tutto seduti sulla "cardarella".....
L'ho fatto per sfida ai miei genitori per un mese 27 anni orsono è stata un'esperienza straordinaria... ti dico solo questo...eravamo 4-5 sbarbatelli che dovevano supportare i "Masti" ....no cul tant specialmente perchè ci usavano come i portatori egizi dei blocchi granitici delle Piramidi non so se hai presente ... e non ci chiamavano per nome ma ci chiamavano tutti "Alfonso" e noi eravamo costretti a rispondere all'unisono....una altra cosa era che a noi "wagliuni aspiranti mezze fravche" ci toccava andare a prendere le bottigliette di caffè al bar e il resto era come mancia .... si beveva tutti dalla stessa bottiglia in clima cameratesco e legionario .... poi era concesso fischiare alle belle donne non sò perche ma i muratori hanno uno ius a farlo senza paura di ripercussioni varie....la notte avevo i crampi ma da allora ho una simpatia enorme per queste persone (escluso quello della foto che nun sape tenè neanche a cucchiar man!!!!)
20 gennaio 2009 ... Cabala del 44
Due motivi per gioire nello stesso giorno il mio 44° compleanno e Barack Obama è diventato il 44°presidente degli United States Of America ...
Naturalmente non ci sono paragoni......discorso commovente ...centinaia di migliaglia di persone




Una cosa la devo dire...ho provato la stessa emozione ricevendo quasi 200 auguri tra messaggi su fb e mail...è stata una cosa fantastica!!!

Grande fratello 2009.....



Ma bastano due provoloni del monaco al posto delle zizze.....? mahhh ( e pò secondo me non sono neanche DOP...)






24 gennaio 2009
riflessione sul mestiere del muratore e generale: le morti bianche sono troppe ogni giorno si leggono agghiaccianti bollettini di incidenti sul lavoro, il numero di morti è impressionante superiore a qualli di un conflitto come quello mediorentale in atto è assurdo ... lavoro mel mondo dell'industria e tantissime morti si potrebbero evitare con la semplice applicazione delle pur contorte normative vigenti